Come nasce il tuo libro e qual è il messaggio che vuole trasmettere ai lettori?
Lo Small Position Games nasce dall’esigenza, nelle categorie della scuola calcio, esordienti e pulcini, di iniziare a strutturare l’aspetto tattico del gioco.
Il termine tattica, letteralmente significa “mettere in ordine”, ovvero utilizzare in forma economica e razionale determinate potenzialità individuali mettendole in relazione con quelle dei compagni e degli avversari.
Per finalizzare efficacemente il gioco, la tattica va eseguita con autonomia da ogni giocatore della partita. Ogni giovane calciatore deve arrivare ad essere autore del disegno tattico. Ognuno responsabile del proprio ruolo rispettando modi, tempi, spazi, scelta, esecuzione, tenendo nel contempo in dovuta considerazione i movimenti degli altri.
L’obiettivo del calcio moderno è quello di costruire nel settore giovanile un calciatore “pensante” e “scegliente” che sappia comprendere le situazioni di gioco e trovare soluzioni efficaci ed efficienti per il raggiungimento di un fine comune qualunque esso sia, dal fare gol alla riconquista della palla.
Iniziare già in questa fase a curare l’aspetto tattico assume un’importante valenza in termini di formazione, essa finalizza la costruzione completa ed efficace degli schemi motori insiti nella disciplina. L’esigenza è creare un gioco dove i giovani calciatori imparino attraverso un’attività ludica, a smarcarsi in base al ruolo assegnato dall’istruttore, analizzando e considerando lo spazio disponibile e le posizioni,secondo le regole date per il corretto svolgimento dell’esercizio” attraverso la continua ricerca della superiorità numerica.
Nello Small Position Games vi è una correlazione tra l’occupazione dello spazio da gioco del giovane calciatore e il ruolo che riveste. Ciascuno si muove nel proprio ruolo occupando un determinato spazio e non si barcamena su tutto il campo di gioco. Si viene in questo modo a strutturare un’evoluzione dei classici possessi palla. La differenza sostanziale è che le linee di passaggio, gli smarcamenti, i controlli e tutto ciò che riguarda la tattica-tecnica individuale e collettiva inizia a trovare specificità già nell’attività di base delle categorie pulcini ed esordienti.
Il libro è da considerarsi un manuale tecnico ? A chi lo consiglierebbe ?
Il libro è da considerarsi un manuale tecnico, nasce da un lungo studio del “juego de ubicación”, degli adulti.. che hanno storia antica a partire dalla prima partita internazionale riconosciuta dalla Fifa, Inghilterra-Scozia, l’Inghilterra scese in campo con ben sette attaccanti, mentre la Scozia con sei e, sebbene sfavoriti, soprattutto sul piano fisico, la partita finì in pareggio. Gli scozzesi sorpresero gli inglesi con il loro “ passing game”. Si passavano il pallone, cioè, in un periodo in cui il calcio era soprattutto una sfida tra singoli che si dribblavano e prendevano a calci. In Inghilterra, crebbe la passione per il “passing game” tanto che l’allenatore inglese Jack Reynolds portò questo principio di gioco all’Ajax. Reynolds cambiò il modo di fare calcio in Olanda dal 1915 al 1947, introducendo princìpi ben definiti di gioco offensivo, basato sull’attacco in ampiezza per creare corridoi di passaggio interni, con le ali sempre molto larghe. Il calcio totale di Rinus Michels sarà l’evoluzione della filosofia calcistica di Reynolds. I segreti del mestiere e il passing game scozzese si sono trasferiti dunque all’estero. Negli anni a venire, in Catalogna, con Vic Buckingham, sempre un inglese, sempre ex Ajax, con Michels, ci fu la crescita di uno stile di gioco adattato alla realtà calcistica locale, il Juego de Posición (JdP), ovvero il gioco di posizione.
Il Juego de Posición (JdP) è figlio del totaalvoetbal (calcio totale) olandese e di Johan Cruyff il grande visionario. Pep Guardiola, cresciuto alla scuola calcistica di Cruyff al Barça, ne è stato il grande interprete moderno.
In Spagna, il “juego de posiciòn” (gioco di posizione) si è evoluto, grazie al guru Juanma Lillo, in “juego de ubicación”, perché comprensivo non solo del luogo in cui si trova il giocatore, ma anche dell’orientamento del corpo, la postura, la direzione. Gioco da cui deriva lo Small Position Games.
Il libro è da consigliare a tutti gli istruttori di attività di base (pulcini ed esordienti) e allenatori del settore. ma anche a molti appassionati di calcio
In un momento così delicato, cosa può insegnare lo sport ai ragazzi ?
Lo sport insegna. Questa è una verità che chiunque abbia praticato almeno una disciplina sportiva è portato a confermare. Educazione e sport formano un connubio inscindibile e attraverso le diverse attività è possibile apprendere una serie di valori indispensabili per la crescita personale e collettiva.
La dimensione educativa dello sport è sia trasversale che verticale:
· Trasversale, perché ogni attività consente di portare a casa un bagaglio di insegnamenti;
· Verticale, poiché ogni disciplina ha le sue peculiarità e consente di apprendere principi differenti.
Quando si sceglie un’attività, soprattutto in tenera età, si comincia un lavoro che impegna non solo il fisico, ma anche la mente. Migliora quella che è la conoscenza di noi stessi, così come quella del gruppo. Aiuta a superare limiti legati non solo all’ambiente sportivo ma anche alla sfera interpersonale. Ed è proprio il modo in cui lo sport ci sprona a superare questi limiti che insegna e plasma il carattere.
Ogni sportivo si è confrontato con la sconfitta, con l’idea di non essere il migliore. Questo è uno dei primi, fondamentali insegnamenti dello sport e porta con sé l’umiltà e la determinazione a dare il massimo. Oltre ad accettare la sconfitta, lo sport aiuta a comprendere il duro lavoro, la costanza e la passione. Attraverso l’impegno è possibile raggiungere e superare traguardi importanti e questo trasforma una semplice attività sportiva in una vera e propria fonte d’ispirazione. Allo stesso tempo, ogni disciplina ha le sue regole e saper giocare all’interno di queste aiuta a crescere con giudizio. Per ogni giovane atleta, lo sport diventa un’esperienza chiave nella crescita, capace di trasformare in persone migliori.
Quale è la migliore età per iniziare a giocare al calcio ?
Per giocare con la palla è sufficiente sapersi mantenere in piedi e avere l’equilibrio necessario per tirare un calcio al pallone. Certo che ci sono step diversi da rispettare a seconda dell'età, nel pieno rispetto sia della fase evolutiva del bambino sia dal punto di vista motorio e cognitivo. Al giorno di oggi si inizia a fare attività ludico-sportiva relativa all'avviamento al gioco del calcio già dai 2/3 ai 5 anni. Poi a 5 anni ci si può iscrivere ad una scuola calcio e da lì si inizia il percorso dai piccoli amici (5 anni) fino ad arrivare agli esordienti (12 anni)
Quanto hanno pagato i giovanissimi questo momento storico di stallo dovuto al Lockdown?
Innanzitutto possiamo affermare che lo sport migliora il benessere e la qualità di vita in età giovanile in quanto:
· previene lo sviluppo di patologie fisiche
· aiuta una migliore gestione delle emozioni
· stimola il sistema nervoso
· incentiva la crescita dell'autostima e del senso di autosufficienza.
Tutti questi benefici sono fondamentali per un sano sviluppo psicofisico e la prolungata mancanza dell’attività motoria e sportiva rischia di incentivare l’insorgere di stili di vita inadeguati. Solo fra qualche tempo sarà valutabile l’impatto che le nuove routine avranno sulla vita dei giovani. Ciò che è certo è che le buone abitudini vanno salvaguardate cercando, laddove necessario, nuove strategie per continuare a prenderci cura della salute mentale e fisica dei ragazzi.
Ci sono in programma progetti editoriali futuri ?
Si certo, continuo con il processo di studio e sperimentazione, è in uscita un nuovo libro, continuerò a scrivere articoli su riviste nazionali di settore ed a sperimentare nuove metodologie di allenamenti.
17/06/2021
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